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IL TERRITORIO

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MATRICE TIPICAMENTE VENETA

CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

Nel 1988, quando si rinvennero i documenti riguardanti la richiesta della costruzione della Chiesa e l’autorizzazione concessa dalla Curia, si scoprì che il costruttore fu il Conte Gian Giuseppe Pianese, ultimo erede di una famiglia d’origine carnica che aveva in zona molti beni e risiedeva per gran parte dell’anno nella vicina cada dominicale, tuttora esistente a destra del sagrato.

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Foto Anita Marusig

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STORIA

Nel 1988, quando si rinvennero i documenti riguardanti la richiesta della costruzione della Chiesa e l’autorizzazione concessa dalla Curia, si scoprì che il costruttore fu il Conte Gian Giuseppe Pianese, ultimo erede di una famiglia d’origine carnica che aveva in zona molti beni e risiedeva per gran parte dell’anno nella vicina cada dominicale, tuttora esistente a destra del sagrato.
L’arcivescovo di Udine, già patriarca, cardinale Daniele Delfino concesse nel 1759 al nobile Pianese di ergersi una cappella privata. Il permesso accordato permise la costruzione della chiesa nel 1762, così come testimoniato dall’iscrizione incisa sulla facciata: D. O. M. UNI TRINOQUE DEDICATUM – A.D. MDCCLXII (Dedicata a Dio ottimo massimo uno e trino nell’anno del Signore 1762).
Nel 1770, come da testamento, i suoi beni, e quindi anche la Cappella, passarono ai conti Mantica di Udine. Mancano gli atti successivi di passaggi di proprietà, fino ad arrivare al 1878, data in cui la proprietà della chiesa è divisa fra le famiglia de Dottori e Blasig di Ronchi. In seguito, l’intera proprietà fu assegnata nel 1900 alla nobile famiglia de Dottori, a cui rimase fino al 1961 e nel 1975 venne donata alla parrocchia di San Lorenzo.
Dal 1975 al 1984 fu sede prima della delegazione e poi della nuova parrocchia di Maria Madre della Chiesa, in attesa della costruzione della nuova chiesa di Via Redipuglia.
Fino al 1991, nella nicchia sopra alla porta d’ingresso, era presente una statua che venne distrutta durante i lavori di riattamento. L’intervento di restauro conservativo, terminato nel 1993, ha riportato l’edificio sacro alla sua matrice tipicamente veneta.

ARCHITETTURA

La facciata è scandita da due lesene giganti di ordine toscano, con trabeazione e frontone triangolare; al centro della facciata si apre il portone d’ingresso con architrave arcuata, che aveva nella parte superiore una statua nella nicchia.
L’interno, basato su forma quadrata, è a croce greca e si conclude nella parte superiore con una volta sferica impostata su quattro archi; mentre il presbiterio, con pavimento rialzato, è a pianta rettangolare con volta a crociera impostata sui muri laterali, sull’arco santo e su un altro arco gemello che introduce la nicchia, rettangolare ad angoli smussati, dell’abside.
La volta forma sulla copertura un tamburo quadrato a spigoli smussati e su uno è collocato un campaniletto a vela, in cui sono situate due campane, installate nel 1955 in sostituzione di quelle precedenti.
L’altare settecentesco in marmo di Carrara posto in fondo all’abside presenta un dossale riccamente decorato e contiene la pala con la Santissima Trinità. Ai lati dell’altare sono poste due piccole statue: Madonna di Fatima e Sant’Antonio di Padova. Sulla parete sinistra è collocata la tela raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Silvestro e Lorenzo da attribuire a Secante Secanti, membro di una famosa famiglia di artisti udinesi, attivi spesso anche in queste zone.
Ai lati del presbiterio ci sono due vani, al pianterreno e al primo piano, dai quali si possono seguire le celebrazioni liturgiche attraverso ampie finestre, chiuse da una fitta grata in legno. L’esistenza di un accesso a est indica probabilmente un desiderio dei conti di assistere alle funzioni religiose accedendo direttamente alla chiesa. Tale passaggio, oggi murato, aveva in passato fatto anche ipotizzare l’utilizzo dell’edificio attiguo come convento.

INDIRIZZO

Via Santissima Trinità

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